LA GUERRA CIVILE
LA GUERRA CIVILE RUSSA: BIANCHI CONTRO ROSSI

Dopo la presa del potere da parte dei Soviet, che avevano abbattuto il Governo di coalizione guidato da Kerensky, i bolscevichi, capeggiati da Lenin consentirono lo svolgimento di elezioni democratiche per l'elezione dell' Assemblea Costituente, che avrebbe dovuto dare un nuovo assetto istituzionale alla Russia, non più zarista.
Contrariamente alle loro aspettative, dalle urne uscì una schiacciante maggioranza del Partito Socialista Rivoluzionario di Černov e Kerensky.
I socialrivoluzionari, appoggiati dalle masse contadine, ottennero 370 deputati, contro i 175 dei bolscevichi, sostenuti dal ceto operaio, a cui si aggiunsero i 40 della corrente socialrivoluzionaria di sinistra, guidata da Maria Spiridonova. I menscevichi di Martov e i cadetti di Lvov ebbero percentuali irrisorie, tali da farli scomparire di fatto dalla scena politica.
I bolscevichi, ridotti in minoranza, non accettarono il responso delle urne e dichiararono sciolta l'Assemblea Costituente, instaurando così la dittatura del proletariato. Le forze che erano uscite vincitrici dalle elezioni si coalizzarono, dando vita ad un governo provvisorio con sede a Samara e successivamente ad Omsk.
La diatriba politica si trasformò ben presto in scontro armato, che vide contrapposte l'Armata Popolare del Komuch, nota come Armata Bianca, guidata dall'Ammiraglio Alexandr Vasilyevič Kolčak e l'Armata Rossa, comandata da Lev Trozky.
La guerra civile russa, che si concluse definitivamente solo dopo sei anni con la vittoria dei rossi, fu spietata e sanguinosa e portò indicibili lutti, sofferenze e devastazioni ai danni di una popolazione già stremata dalla guerra.
Le vicende della guerra civile russa sono narrate nel libro "Il calice di porpora".
Nella foto in alto a sinistra è raffigurato l'Ammiraglio Kolčak.