LE LEGIONI CECOSLOVACCHE
LA LOTTA PER L'INDIPENDENZA DI CECHI E SLOVACCHI

Nella seconda metà dell' '800, mentre si affacciavano sulla scena europea due nuovi Stati unitari, l'Italia e la Germania, il centro Europa era dominato da un vasto impero formato da una pluralità di popoli: l'Impero Austro-Ungarico.
A somiglianza dei movimenti indipendentisti italiani, come la Carboneria e la Giovine Italia, sorse in Boemia un'organizzazione, il Sokol (che in lingua ceca significa falco) che presto si diffuse anche negli altri paesi slavi. Inizialmente create come centri per le attività fisiche e sportive, le sedi del Sokol si trasformarono presto in nuclei di propaganda indipendentista.
Allo scoppio della prima guerra mondiale, nel 1914, molti giovani cechi e slovacchi, inquadrati nell'esercito austro-ungarico, disertarono per andare a combattere nelle fila dei nemici dell'Austria-Ungheria.
Dai primi, sparuti gruppi costituitisi in Francia, i volontari cechi e slovacchi andarono aumentando di numero, fino a costituire intere divisioni, che combatterono assieme a francesi, italiani e russi contro gli Imperi Centrali (Austria-Ungheria e Germania).
Le unità combattenti ceche e slovacche vennero chiamate Legioni ed operarono sui teatri di guerra europei in appoggio agli eserciti dell'Intesa (Francia, Inghilterra e Russia), a cui nel 1915 si aggiunse anche l'Italia.
La scelta dei volontari inquadrati nelle Legioni era rischiosissima: venivano considerati traditori dagli austro-ungarici ed in caso di cattura erano impiccati senza processo. Molte furono le esecuzioni di volontari cechi e slovacchi, anche sul fronte italiano, documentate da diverse raccapriccianti fotografie.
Le Legioni costituirono il primo nucleo del futuro esercito cecoslovacco, in esecuzione del disegno politico guidato dal ceco Tomáš Garrigue Masaryk e dallo slovacco Milan Rastislav Štefánik, considerati i Padri della Patria della Repubblica Cecoslovacca che sarebbe sorta nel 1918 dalle ceneri dello sconfitto Impero.
Nell'immagine in alto sono rappresentati i volontari della Legione in Italia (uniforme grigioverde degli Alpini), in Francia (uniforme azzurrina con basco) e in Russia (uniforme color nocciola con il colbacco). I legionari sono sovrastati dalla figura di un giovane del Sokol che indossa la camicia rossa ereditata dalla tradizione garibaldina.
LA LEGIONE CECOSLOVACCA IN FRANCIA

Come abbiamo detto nel riquadro precedente, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale gruppi di volontari cechi e slovacchi emigrati in Francia si radunarono per combattere contro gli austro-ungarici. Vennero subito inquadrati nell'unità combattente costituita da cittadini di nazionalità non francese, la mitica Legione Straniera.
A seguito di questo inquadramento i volontari vennero definiti legionari.
Dal primo, piccolo nucleo di volontari aggregati alla Legione Straniera, nacque la compagnia chiamata Rota Nazdar (1ère compagnie, bataillon C, du Régiment de Marche Légion étrangère).
Il numero dei volontari andò crescendo nel corso della guerra, fino a raggiungere il numero di circa 10.000
Tra le azioni condotte dalla Rota Nazdar si ricorda l'eroica partecipazione alla battaglia di Arras
La Legione cecoslovacca in Francia fu numericamente inferiore a quelle presenti in Italia e Russia non potendo contare sull'afflusso di disertori che attraversavano le linee, poichè sul fronte occidentale combattevano francesi contro tedeschi, nelle cui fila non militavano soldati di etnia ceca o slovacca, come invece avveniva sul fronte meridionale e sul fronte orientale, in cui gli austro-ungarici erano impegnati rispettivamente contro gli italiani e contro i russi.
LA LEGIONE CECOSLOVACCA IN ITALIA

Tranne alcuni gruppi di disertori che attraversarono volontariamente le linee per consegnarsi agli italiani e combattere gli austriaci insieme a loro, la maggior parte dei volontari della Legione cecoslovacca in Italia fu costituita da prigionieri di guerra.
Concentrati soprattutto nel campo di prigionia allestito all'interno del complesso monastico abbandonato della Certosa di Padula (Salerno) i cechi e gli slovacchi che avevano militato nell'esercito austro-ungarico vennero convinti, dall'opera instancabile di Milan Rastislav Štefánik, a passare dalla parte degli italiani per continuare la guerra insieme a loro nella Legione ceco-slovacca. La scelta era indubbiamente rischiosa, perchè se catturati sarebbero stati immediatamente impiccati, ma in molti accettarono, nella prospettiva di contribuire all'edificazione di una nuova Patria, libera e indipendente.
Analogamente a quanto avvenne in Russia, gli italiani esitarono molto prima di impiegare i legionari in battaglia. Negli ambienti monarchici, infatti, non era vista con favore l'azione di uomini che si ribellavano al loro sovrano per costituire una Repubblica indipendente. Salvo sporadici casi di impiego al fronte, si dovette attendere la disfatta di Caporetto e il 1918 per vedere i volontari ceco-slovacchi impegnati in forze sui teatri di guerra.
Il 24 maggio del 1918, con una solenne cerimonia all'Altare della Patria, il capo del Governo Vittorio Emanuele Orlando consegnava, alla presenza di Štefánik, la bandiera di guerra alle truppe ceco-slovacche schierate.
Fu costituita una Divisione Ceco-Slovacca, per un complesso di quasi 20.000 uomini, posta agli ordini del generale Andrea Graziani e con propri ufficiali cechi o slovacchi.
L'uniforme era quella degli Alpini, con il cappello con la penna nera e le mostrine in bianco-rosso, i colori della nascente Repubblica.
I legionari si distinsero sul monte Valbella, a Doss Alto e sul Piave, dove persero 360 uomini, oltre ad una sessantina catturati e impiccati dagli austriaci.
Alcuni degli episodi che videro l'impiego di legionari ceco-slovacchi sul fronte italiano sono narrati nel libro "Il calice di porpora".
Nell'immagine: il quadro di Franco Murer raffigurante un legionario cecoslovacco con l'uniforme degli Alpini e le mostrine bianco/rosse, esposto a Treviso nell'ambito della Mostra Fotografica “Con la Penna Nera dal Piave alla Moldava”.
LA LEGIONE CECO-SLOVACCA IN RUSSIA

Tra i legionari impegnati sui fronti europei il destino più singolare, travagliato, avventuroso e per molti versi drammatico fu quello che toccò ai volontari in Russia.
La Legione ceco-slovacca si formò inizialmente con l'apporto di numerosi giovani appartenenti a famiglie ceche o slovacche emigrate in Russia. I volontari furono concentrati a Kiev, dando vita a quella che venne denominata Česká družina (compagnia ceca). Impiegati prevalentemente in azioni di ricognizione, svolsero sul fronte una capillare operazione di propaganda verso i conterranei che vestivano l'uniforme austro-ungarica, tanto che centinaia di loro attraversarono le linee per congiungersi con i legionari. Poi il fenomeno dilagò, fino al punto che interi reggimenti si consegnarono ai legionari, destando grosse preoccupazioni tra i comandi asburgici.
La Legione crebbe a ritmi vertiginosi, fino a raggiungere la cifra di più di 65.000 uomini, articolati in due Divisioni.
Era un vero e proprio esercito, comandato da figure leggendarie come Jan Syrový, Stanislav Čeček e Radola Gajda, mentre dal punto di vista politico rispondevano a Masaryk e Štefánik.
I legionari furono protagonisti di eroici scontri contro gli austro-tedeschi, in particolare nelle due epiche battaglie di Zborov e Bachmač.
La rivoluzione russa del febbraio 1917, che depose lo Zar, non cambiò molto le cose, fino alla drammatica svolta di ottobre, in cui salirono al potere i bolscevichi, che a Brest-Litovsk firmarono un trattato di pace con gli Imperi Centrali.
Impossibilitata a continuare la guerra da sola, come pure a raggiungere gli altri fronti andando verso ovest, dove c'erano austriaci e tedeschi, la Legione, in esecuzione degli ordini di Masaryk e Štefánik iniziò una lunga marcia verso est lungo la Transiberiana.
La Legione si trovò, suo malgrado, nel bel mezzo della guerra civile russa, in cui si fronteggiarono l'Armata Bianca e l'Armata Rossa. Per aprirsi la strada verso est fu costretta a combattere ben oltre la fine della guerra e gli ultimi convogli riuscirono a raggiungere Vladivostok per tornare a casa solo nel 1921, attraversando l'Oceano Indiano o le Americhe.
Tutta questa incredibile vicenda è narrata nel libro "Il calice di porpora".
La foto in alto a sinistra, scattata dall'Autore durante una ricostruzione storica della battaglia di Zborov, ritrae un re-enactor con l'uniforme estiva dei legionari in Russia. Quella utilizzata in Siberia durante l'inverno prevedeva l'uso del colbacco.